Allevatore questo sconosciuto

Allevatore questo sconosciuto

Eccoci qui, a cercare di capire chi è questo personaggio che irrompe nella nostra vita quasi come un Babbo Natale (se non fosse che vuole soldi), proponendo cuccioli bellissimi, sani, vitali, equilibrati, perfetti.
Ora cerchiamo di conoscerlo un po’ meglio…
Allora, per i volontari dei rifugi l’allevatore è un essere insensibile, che mette in riproduzione cani soltanto per sfornare cuccioli da vendere, a caro prezzo, solo perchè hanno un pezzo di carta che costa € 20,00 circa. Secondo l’opinione dei gestori dei rifugi e volontari, all’allevatore non gliene frega niente dei cani, sfruttano stalloni e fattrici e quando non gli servono più li regalano o li sopprimono.
Per gli esperti e titolati addestratori che operano nei campi di addestramento cinofilo, i cani provenienti dall’allevamento devono fare sicuramente un percorso di socializzazione nella classe puppy perchè l’allevatore non ha avuto il tempo per farla anche se l’ha fatta, poi devono fare un ciclo di lezioni di educazione e condotta perchè si deve rafforzare il binomio con i nuovi proprietari, poi si può vedere se avviarli ad un percorso specifico, che sia agility, utilità e difesa, o altro. Parlando di utilità e difesa, se un cucciolo proveniente da un allevamento non è interessato o propenso a mordere lo straccetto oppure è troppo propenso a mordere sicuramente non ha socializzato bene, ha avuto un brutto imprinting, non è frutto di una buona selezione, quindi non è detto che si riesca a fargli prendere brevetti e comunque ha bisogno di moooltissime lezioni per superare l’handicap.
Per i veterinari gli allevatori sono ottimi clienti dal punto di vista dei numeri di pazienti, ma troppo esigenti, vogliono sempre lo sconto sulle prestazioni professionali, visite, vaccini, interventi ecc. Gli allevatori peggiori sono quelli che negli anni e con l’esperienza maturata mettono bocca su tutto, si fanno patologie, terapie, diagnosi, ma che ci vengono a fare dal veterinario se sono così bravi! Alcuni fanno chirurgia da soli, anestetizzano, tagliano, cuciono ( ora non si può più fare per fortuna ma prima lo facevano su alcune razze con orecchie e coda amputate). I veterinari, vuoi per queste interferenze fastidiose, vuoi per far bella figura con i proprietari privati, non si fanno mai scrupoli e, siccome non hanno molto tempo per dilungarsi in spiegazioni sulle cause di alcune patologie, se riscontrano una patologia definita “idiopatica”, state pur certi che l’attribuiscono ad un fattore ereditario, genetico e quindi sicuramente riconducibile all’allevatore che ha fatto riprodurre cani .
Ma… chi è questo “allevatore”? Che qualifiche ha? Che laurea ha? Che conoscenze specifiche ha? Che dichiarazione dei redditi fa? No, questa domanda è inappropriata.
Intanto diciamo che l’allevatore è colui che alleva, secondo criteri etici, gli altri sono sfornacuccioli.
Gli sfornacuccioli se non vedono il frutto del loro miserevole impegno smettono di allevare oppure fanno da intermediari, tanto per mettersi qualcosa in tasca lucrando sul lavoro altrui.
L’allevatore non ha una laurea specifica ma in teoria dovrebbe essere un tuttologo perchè dovrebbe essere etologo, zoologo, genetista, veterinario, psicologo, fisioterapista, farmacista, omeopata, ginecologo, ostetrico, dermatologo, pediatra, ortopedico, nutrizionista, addestratore, e molto altro. Deve anche avere un cospicuo conto corrente bancario perchè purtroppo allevare ha costi in continua evoluzione.
Ora… ci sono allevatori che hanno il cospicuo conto corrente per meriti propri, per un altro lavoro che sicuramente non è quello dell’allevatore o perchè hanno ereditato e quindi possono permettersi una gestione serena, con l’ausilio di personale, spazi adeguati per far fronte alle esigenze ed al benessere dei cani, fattrici, stalloni, cuccioli, cani in età geriatrica. Poi ci sono quelli che pensano al business ma che dopo un paio d’anni di sacrifici mollano tutto. Infine ci sono quelli che ci si dedicano anima e core… e portafoglio. Questi ultimi non si permettono nulla, tutto è finalizzato al benessere dei cani in allevamento, le cui giornate si susseguono sempre uguali, senza ferie, feste, senza che una cena fuori non crei sensi di colpa inimmaginabili o preoccupazioni per cosa si puo’ trovare al rientro. Questa categoria è quella più penalizzata, quella che porta su di se le cicatrici delle sconfitte che pesano più delle soddisfazioni ricevute in anni di lavoro.
Parliamone di queste sconfitte perchè sono pochi quelli che lo fanno.
Un allevatore si informa, studia, approfondisce tutto ciò che può migliorare la salute ed il carattere dei propri cani, la selezione. Richiede consulenze ad esperti, investe in stage, esposizioni, verifiche, viaggia per effettuare monte con cani che possano portare un miglioramento nel pool genetico, studia i pedigree, valuta il coefficiente di consanguineità. Può capitare che da uno di questi accoppiamenti nascano cani che sviluppino disturbi o difetti genetici a causa di geni recessivi deleteri. Per un allevatore è fondamentale capire, risalire alle progenie degli antenati. Ma il proprietario del cane che ha sviluppato il problema che cosa fa? La prima cosa che fa sicuramente è prendersela con l’allevatore come se volutamente, consapevolmente avesse deciso di mettere in riproduzione cani portatori di tare ereditarie. Perfino tra allevatori non c’è comprensione figuriamoci con questi poveri privati che avevano tanto desiderato un bel cane sano…
A questo punto?
Intanto la delusione e l’amarezza per aver creduto di avere realizzato un sogno, una cucciolata bella e sana, aver fatto felici delle famiglie ed instaurato con loro ottimi rapporti di amicizia, fiducia, stima. La necessità di contattare e verificare la salute degli altri componenti, infine la necessità di approfondire con studi di settore e test per cercare di venire a capo del bandolo della matassa.
Non siamo supereroi, non siamo infallibili ma soprattutto abbiamo a che fare con esseri viventi, ci teniamo ai nostri cani, vogliamo che abbiano una vita serena, sana, lunga. Un cane nato displasico è una triste sconfitta anche se genitori, fratelli e sorelle non lo sono.
Cerchiamo quindi di capire meglio come funzionano le malattie ereditarie, è l’unica cosa che possiamo fare.
Le malattie genetiche possono essere ereditarie, cioè trasmesse dai genitori oppure derivate da un problema subentrato in fase embrionale.
Le malattie ereditarie possono essere monogeniche, poligeniche e multifattoriali.
Le monogeniche, come dice il termine stesso sono causate dal malfunzionamento di un singolo gene.
Le poligeniche riguardano la combinazione degli alleli di più geni il che comporta difficoltà anche per individuare, attraverso i test, i soggetti sani, i portatori sani ed i malati.
Le malattie multifattoriali invece sono una concomitanza di fattori ambientali, nutrizionali genetici, ormonali e traumatici.
Le malattie ereditarie che siamo in grado di individuare attraverso test e screening genetici riguardano prevalentemente diverse malattie scheletriche, cardiovascolari, oculari, ematologiche e neurologiche. Purtroppo non ci sono test per tutte le patologie, ad esempio non sono ancora disponibili per l’epilessia. È stata comunque riconosciuta e descritta una predisposizione di razza, in particolare i Labrador Retrievers, il Border Collie, il Bassotto, il Pastore Australiano, il Pastore Belga, il Beagle.
A cosa è utile approfondire questi argomenti che richiedono uno studio di settore ostico? Intanto sicuramente a non incorrere in esperienze tanto sgradevoli, poi comunque, considerato che si cerca di selezionare al meglio la razza, ad avere la soddisfazione di vedere crescere e magari anche ottenere titoli alcuni soggetti. Ultima, non meno importante delle motivazioni, perchè semplicemente si ama quel che si fa e l’obiettivo principale è farlo nel modo migliore.
Sicuramente mi sono dilungata ma è tanto tempo che avevo in mente di esporre nel modo più chiaro possibile queste mie riflessioni, in special modo rivolte a quelle persone che hanno avuto la sfortuna di crescere miei cani che possono aver sviluppato una patologia invalidante perchè è umano commettere errori di valutazione e siccome non produciamo macchine infallibili ma abbiamo a che fare anche con la vita, con la genetica che a volte è imprevedibile anche per gli esseri umani, può capitare di incorrere in qualche imprevisto.
Non credo di essere l’unica allevatrice ad aver avuto qualche spiacevole esperienza ma sicuramente sono tra le poche ad ammetterlo. Se queste esperienze fossero più spesso divulgate forse si riuscirebbe anche ad evitare che altri possano incorrere in problemi simili.
Ho appreso con piacere che finalmente l’ENCI si espresso in materia di accoppiamenti in consanguineità stretta e sui limiti di età delle fattrici. Personalmente non ho mai esposto le mie femmine a rischi di parti in età avanzata, non ho mai messo in riproduzione femmine che andassero oltre i 5 o 6 anni. Così come non ho mai fatto accoppiare cani con vincoli di parentela stretta. Ho controllato e studiato i pedigree e verificato l’indice di consanguineità prima di decidere i riproduttori da usare. Siccome non sono infallibile mi è capitato che si siano accoppiati cani che non avevano ancora screening ortopedici ma non ho ritenuto opportuno rischiare i danni derivati da un’interruzione di gravidanza perchè comunque dietro di loro c’erano cani sani e non consanguinei.
Come allevatrice con oltre vent’anni di esperienza non mi sento mai del tutto tranquilla quando ho una cucciolata, pur programmando e cercando di pianificare tutto so con certezza che gli imprevisti possono sempre capitare. Quando però vedo nascere dei cuccioli, vedo le madri pulirli, accudirli come purtroppo neanche alcuni esseri umani fanno, quando sento i loro primi uggiolii mi si riempie il cuore di gioia e mi sento viva come non mai.
Paola, Corsari del Lido Kennel

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *